Massime e Pensieri

Cinque Pensieri, cinque frammenti al giorno, evocazioni fragili e silenti. Invocazioni che hanno il sapore aspro dell’ineluttabilità. Lampi fugaci di consapevolezza, come sferzate.

Venti. Cercare, lasciar andare

Se hai bisogno di cercarlo, significa che l’hai già perduto. *** Si resta bambini solo per riconquistare il maltolto. *** Non avremo perduto tutto finché non avremo smesso d’immaginarlo. *** Città. Frale, malsicuro ostello dei paria, diseredati, Sradicati, per destino, per scelta. Smaniose di ‘Esserci’, mille e più Voci s’affollano. Non una che si oda…

Diciannove. Amando, AmarSi

Chi corre verso la vita, è capace di oblio. Chi ricorda, chi esita, chi ha un animo troppo poetico, pende rovinosamente verso la morte. Non è iniziare ad amare il difficile. Un bel sentimento, l’amore, strabocchevole d’euforia e di illusioni. Il punto è, caduta l’illusione, seguitare ad amare. Se la nostra libertà è (possibile) in…

Diciotto. Dilacerarsi

Volere, non è abbastanza. Voler essere qualcosa, qualcuno, è la mera tentazione di un istante, e la pertinacia di quello che segue. Volere non equivale a voler conseguire. Cupi rimbrotti, silenti piagnistei, penoso autocommiserarsi tra divorante trascuratezza e gemiti repressi, tra dolente sopportazione e fugaci sfoghi belluini: cosa resta, dell’amore, tra simili macerie? A cosa…

Diciassette. Mancanze

Scrivere, è gareggiare con Dio. Aspirare a sfiorare la vetta con la parola, simbolo della massima fragilità. Scrivere, è vomitare i propri rimorsi. Ed io, ho fatto indigestione di gesti mancati. Nel tempo libero, mi dedico al catastrofismo. E come fa un foglio a respirare oppresso da tutti questi segni neri? Bisogno di piangere al…

Sedici. Aderire e distruggere

Contano solo i dubbi inevitabili, quelli che sorgono in noi nostro malgrado. “Vedo troppe possibilità, le conosco tutte. Non so risolvermi per nessuna. È il singulto di un ferito che si dibatte.” (Gide sul De profundis di Wilde) Imparare dai propri idoli, e demolirli. Il dolore, prima ci disgrega. Ma, poi, è ciò che dà…

Quindici. Essere o esistere

C’è più coraggio in un’anima che sa comprendere e accettare il proprio buio, piuttosto che forzarlo ad essere luce. Ora che so di essere, passerò tutta la vita a pensarci. Non si è mai liberi se ci si vincola a diventare qualcuno, o qualcosa. Qualunque cosa si aggiunga al semplice essere, lo complica, lo compromette,…

Quattordici. Disequilibri e tentazioni

Il dolore non è mai irreale. Ansia di nuovo, voluttà della disgregazione. Ogni appetito della conoscenza è il principio di una distruzione. Peggio della menzogna, c’è solo la sua banalità. Un cuore sradicato, divelto dalla terra che l’ha generato, continuamente disposto a rinnegare se stesso e tutto ciò che sa (di sé, del mondo), desidera…

Tredici. Paradossi e presunzioni

Sono in buoni rapporti con la malattia. Mi circondo di gente che soffre. Il paradosso dell’uomo: sapersi, avere coscienza di sé, coincide col non aderire mai davvero a se stessi, non combaciare con nulla. La capacità di  trasfigurare il reale è ciò che ci salva dalla banalità. Forse, il mio amore per il buio è…

Dodici. Confessioni e ritorni

L’esule malinconico desidera rinascere sempre, in ogni luogo. Ed ivi rinvenire le proprie radici smarrite. Coloro che si affaccendano in mille occupazioni, smarritele, si ritrovano poi miseri e abbandonati, come tutti. Ma con lo svantaggio che più nulla potrà ormai impedirgli di riflettere su se stessi. Il bambino è la forma più compiuta, più veridica…

Undici. Simulacri e risoluzioni

Saggio è colui che dissimula i propri meriti più scoperti. Che cela la bellezza manifesta con parvenze di trascuratezza. Quando l’errore è presente alla mente, dell’istante godendo la prossimità, dirompente è la chiarezza del pericolo. Voltata la pagina del tempo, prese le distanze, si cade nell’arroganza del farsi dimentichi.  Percorrere le grandi distanze, senza giungere…

Dieci. Umani, troppo umani

La mia più grande paura: nutrire questo desiderio folle di restare ancorata alla vita quando la fine giungerà, poiché sentirò di non aver compiuto il mio destino, di non aver aderito completamente all’immagine sognata di me. Andarmene oggi, sarebbe per me inaccettabile. Piangere a tentoni. Facile, col senno di poi, nutrire un rimpianto, credere che…

Nove. Eternarsi

Mi aggrappo alla Pagina come si fa quando si sente che la Vita lotta, in noi, per abbandonarci. Vorrei, ma non sono di quegli esseri capaci di “evadere” dai propri drammi. Ho bisogno che un dolore mi logori fino a prendersi la parte più umana di me, e renderla bestiale. Dunque, viene la rabbia: istinto…

Otto. Epifanie

La notte, i miei sogni mi tengono sveglia. Una letteratura che non parli mai delle infelicità umane non può dirsi tale. Una letteratura che non sia in qualche misura ‘pericolosa’ per la stabilità emotiva, per le certezze del lettore, del pari, non può dirsi tale. Le parole debbono indagare i nostri abissi più fondi, scandagliarne…

Sette. Ego e coraggio

Scrivere aforismi è un gesto di generosità verso il lettore, oltre che di estremo egocentrismo: lasciare che chi legge rimugini sui nostri pensieri come se fossero qualcosa di essenziale, in certo qual modo completandoli, arricchendoli del proprio vissuto, giocando ad incastrarli nella propria esistenza; o incastrare, in essi, la propria esistenza. Cerchiamo, nelle pagine di…

Sei. Sacrifici e turbamenti

Ciò che sarebbe potuto essere modella il corso dei nostri pensieri molto più di quel che è stato. Non vi è gusto ad essere ‘poveri’. Diffidate da coloro che dicono di spregiare il denaro, gli agi della ricchezza, e se ne fanno vanto. Se mi mantengo in uno stato di sobrietà non è certo per…

Cinque. Consapevolezze

Non commettono grandi errori per la stessa ragione per cui non commetteranno grandi azioni. Portiamo addosso i segni di ciò che siamo, l’inquietudine per ciò che siamo stati, il rimpianto per ciò che non abbiamo potuto essere, l’affanno per ciò che, forse, non saremo mai. L’anima ha un suo tempo, un volto suo proprio. E…

Quattro. La Parola e la Vita

È un gioco, la parola. Un magheggio. Vaneggiare malioso e accorto, disinvolto. Operosa quiete dell’animo intento e vigile, pronto a destarsi al primo sbadiglio. Solo in quell’ozio inesausto, nel tempo che trova il tempo di smarrirsi, l’ingegno trova di che nutricare se stesso. Quel sonno apparente, quell’immota positura, quell’inquieto ristare, è condizione ineludibile di ogni…

Tre. Istanti e fallimenti

Non sarei niente, senza le mie incertezze. La mia vita è un progetto costantemente eluso, deluso. È l’attesa trepidante per il finale di un’opera incompiuta. Frenesia d’essere Tutto, vertigine di non essere Nulla. Un gioco instancabile di vuoti e di pieni. Avere un sogno. Temere di fallire. Peggio, temere d’aver successo. Per vent’anni Millet lavorò…

Due. Destini e Vocazioni

Solo se ci si sente vittime del caso, degli eventi, ci si assolve. Ma non se ci si ammette padroni del proprio destino. Si odia un amico che ci ha lasciato perché non ci ha dato il tempo di salutarlo. E di amarlo di più. Scrivere, fino ad esaurire un sentimento. Rabbia, noia, paura, disperazione,…

Uno. Solitudini e resurrezioni

La noia, la stasi perdurante e la solitudine aumentano la potenza dell’osservazione. Tutto si fa evento, là dove nulla accade. Sono in ritardo su tutto. Sulla vita, sugli uomini. Come un treno in corsa ho dovuto recuperare i minuti, ed ho ancora il fiato corto. Ho troppa vita da camminare, ancora, le scarpe rotte. Ho…

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