(Cielo, nuvole, esterno giorno)
Troppo cielo! Troppo, troppo, troppo!
In tutto questo troppo cielo io ci annaspo ci soffoco ci affondo mi confondo mi sperdo!
(guarda convulsamente in ogni direzione, senza riuscire a muoversi)
Dov’è la freccia? Da che parte si va? Da dove comincio?
Quasi quasi mi affaccio giù, inciampo, faccio finta di cadere così, solo per sentire che effetto fa. Quasi quasi ci sto bene qui, afferro una nuvola e mi specchio. (senza muoversi, aspetta la nuvola che passa e la afferra) Ooohhh, specchio specchio delle mie brame chi è la più bella del…ah, ma certoooo, è questo il mio reame!
Non mi ero accorta di esser finita quassù quando tutto è finito! Eh, ci vuol poco a dire fine, qui c’è ancora tutto da fare e disfare e ricominciare dopo tanta polvere di secoli. Un reame intero c’è da conquistare in volo pindarico avvolgendo il filo di Arianna, sempre se riesco a trovare capo e coda del filo rotto. Dove l’ho messo? Forse tra un sogno e un rimpianto, sempre nella stessa tasca.
Eccolo, il capo! Maledetto cielo, cado!
(per poco non cade, si aggrappa saldamente alla nuvola)
Ehi, tu che soffi come un dannato, sei tu il capo di questo cielo? Fatti vedere, se hai coraggio! (si arrampica sulla nuvola, si alza e resta in punta di piedi, guardando l’orizzonte) Mostrati, marrano! Mostro di prodigio, ti sfido! Sono la regina di questo reame!
Fatti vedere, fammi capire, se non per sfida per amore! Voglio solo sapere, chiedere capire come si fa, da dove si comincia. Chissà quanto tempo e fatica ci vuole a farlo bello, questo cielo, a togliere polvere di ruggine e mettere libertà. Ricordi, Libertà?
Ti ho vista gridare tra chiasso di sangue ruggine e cemento…tutto quel cemento, non si vedeva la fine, non si vedeva la fine…
Ti ho vista piangere sola, sbattuta a terra, dal cielo promessa. Ti prometto, un giorno verrò. Non qui, non ora, un giorno, lassù!
Un giorno, con gran fracasso, una stella si schianta sull’anima consunta del bambino che muore. I cocci ridendo si librano, graffiano nuvole, ridono, infiammano pianeti vorticando, ridono, vertiginosamente. Resta a terra, accanto al comodino, una faccia smunta di vecchia, piange i pezzi perduti.
Ed eccoli qui, i cocci! Tutti storti! Tutti nostri! I cocci, libertà, i nostri bei cocci!
Che fortuna avere cocci e un regno tutto cielo tutto nostro tutto da rifare!
(comincia a saltare da una nuvola all’altra, coprendo smisurate distanze)
Avanti, cominciamo, a forza di ridere lo buchiamo questo cielo!
In copertina: I miei cocci (acrilico su carta 24×33)
Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole.
(Ennio Flaiano, Diario degli errori)