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Scrittura e boxe. La Lupa sul ring e gli incontri su misura

Cos’è per te la scrittura? Mi chiedete.

Un corpo a corpo con le parole, rispondo.

La boxe per me è da sempre, specialmente dopo aver iniziato a praticarla, la metafora perfetta della scrittura.

Incontri su misura, le informazioni

Lord Byron e John Keats erano grandi ammiratori della nobile arte. George Bernard Shaw ne parla nel racconto Cashel Byron Profession’s.

Il padre di Bolaño era pugile. Tra i 16 e i 18 anni Cortázar frequentò gli incontri di boxe e iniziò a formarsi una sua “filosofia della boxe”

Arthur Conan Doyle fece di Sherlock Holmes un pugile amatore e scrisse una dozzina di racconti nel libro pubblicato nel 1910 The Croxley Master and Other Tales of the Ring and Camp .

Ernst Hemingway, appassionato di pugilato, da giovane aveva praticato. Il racconto Cinquanta bigliettoni lo dedica a a un pugile fallito. Il miglior romanzo sulla boxe, secondo Hemingway, è Il professionista di W. C. Heinz, che racconta di Eddie Brown, atleta mediocre messo di fronte alla possibilità di combattere per il titolo.

Jack London diceva: «Preferirei di gran lunga essere campione del mondo dei pesi massimi – cosa impossibile – che re d’Inghilterra o presidente degli Stati Uniti o kaiser di Germania»

E l’elenco potrebbe continuare.

Portiamo fascette e guantoni, ci mettiamo all’angolo, ci prendiamo cura di voi e, per ogni round, immaginiamo una buona combinazione su misura.

Che fate, salite sul ring?

Ecco un assaggio di cosa faremo, nei prossimi giorni vi dirò di più.

Accogliendo le vostre prime richieste, la fucina di scrittura Trovare una Voce vi invita sul ring a partire dal 7 febbraio per una serie di “incontri su misura”.

🥊Come funzionano gli incontri su misura?

Gli incontri su misura sono incontri riservati a piccoli gruppi (max 2-3 persone) o individuali della durata di 2-3 ore ciascuno (in base alle esigenze).

All’interno di ogni incontro si svolgeranno una serie di round di scrittura da 5-10-15-20 minuti.

🥊Quali sono le attività possibili all’interno degli incontri?

In base alle tue/vostre esigenze (le uniremo e formeremo il gruppo o ti proporremo l’incontro individuale):

-lettura critica del testo

-esercizi di scrittura creativa

-coaching per la stesura di un testo creativo

-correzione bozze e revisione

-coaching comunicazione (scritta e/o orale)

-supporto a vario titolo rivolto a chi scrive o desidera iniziare a scrivere

🥊Ogni incontro è “su misura”, cioè tarato sui tuoi desideri e bisogni e sulle tue qualità specifiche

🥊La fucina si avvale di pratiche che, attingendo alla pratica della mindfulness e ai recenti sviluppi delle neuroscienze, potremmo definire di “scrittura integrata”: nella scrittura confluiranno nozioni teoriche e pratiche attinte a discipline quali meditazione, recitazione teatrale, cinema, fumetto, neuroscienze e, naturalmente, la boxe!

✒Sei curios*? Vuoi saperne di più?

Trovi tutte le novità sulle pagine social del progetto La Lupa 🥊

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Lo scrittore è un giullare che cade a pezzi. “Le Parole dei Libri” inizia dai cocci di Binari, Brama, Blu

Lo scrittore è un giullare e chiede al Mondo: “diteci, vostra maestà, cosa dovremmo raccontare?”

In uno spazio-tempo slabbrato, che si frantuma, dove gli umani sono cocci, c’è ancora qualcuno che critica i libri che parlano di individui e mondi interiori – dateci le grandi imprese, dateci le grandi persone! – libri che pongono al centro della “storia” – ed è già sorprendente riuscire a imbastire sopra i cocci una “storia” con tanto di fine-svolgimento-inizio (no, scusate, al contrario) – l’intimità, le emozioni, il volto allo specchio.

Cioran li chiama “monadi impazzite”, questi individui che cadono a pezzi.

Come se ancora servisse ricordare che da Svevo e Pirandello in poi tutto è cambiato – all’incirca, non sono poi così sicura, non sono sicura di nulla di quello che dico, correggetemi se sbaglio – e per sempre. Può andare peggio, pensavamo. Ed è esattamente così che è andata.

Nella letteratura, oggi più di ieri, è l’individuo che conta, il modo in cui filtra il reale attraverso gli occhi gonfi di lacrime, le ferite e la propria storia personale.

Io amo i libri di carta ma spesso mi ritrovo a dover constatare che il racconto del nostro tempo non lo fanno i grandi romanzi ma gli adolescenti da milioni di followers su youtube: alcuni di loro – non tutti, per carità, non tutti, non datemi addosso (ehi, sono sempre quella che ama i libri di carta!) – parlano meglio di chiunque altro, attraverso la musica o le arti performative, di temi brucianti come il bullismo o l’identità di genere. E sì, parlano alla loro generazione ma è a me, alla mia generazione, agli adulti in generale, che hanno qualcosa da insegnare. Se volete capire di cosa parlo, guardate un video di Madame, la canzone “Voce” (non è il mio genere – sono una da Cure, Smiths, Queen, Black Sabbath, musicalmente sono ferma agli ’80-’90 – e non ho visto Sanremo: non posso farcela, è troppo anche per me che sono di larghe vedute, perciò ringrazio un’amica per la segnalazione).

La sola cosa che gli scrittori possono (e devono) fare meglio degli youtubbers (si scrive così? Scusate ma non sono una iutubber), in un tempo frantumato di umani che cadono a pezzi, è parlare di questi cocci, delle pulsioni sordide e inconfessabili che si agitano in ciascuno di noi – dentro, in fondo, nel buio, dove non si vede – e farlo con un feroce labor limae sul ritmo delle frasi e sulla scelta delle parole: che siano parole cercate, volute, scartate e ripescate. “Esiste una sola parola adatta per ciò che voglio dire”, dice Annie Ernaux in un’intervista al Corriere. Scegliere le parole, il ritmo giusto della frase, raccontare il “reale individuale”, le piccole storie di falliti e sognatori erranti, le relazioni tra esseri minimi che si percepiscono come insignificanti, ininfluenti nella Storia (e lo siamo, e lo abbiamo accettato, forse, dopo quest’anno) e farlo attraverso un filtro che amo definire “balzo oltre il reale” (questo esercizio di finzione, io credo, insieme alla scelta delle parole, è ciò che innalza al livello di arte la narrazione): il fantastico, il sogno e l’incubo, il surreale che accade, come quando guardi i rami di un albero e all’improvviso il tronco apre la bocca e ti fa entrare, o cadono i fiori arancioni dalla carta da parati e tu li afferri e li divori e sanno di cioccolato fondente o la nuvola mette i piedi per terra e comincia a rotolare e tu ci finisci dentro e sei nella tana del bianconiglio dove la regina digrigna i denti e ti morde il collo. Cose del genere. Ma va bene anche altro, anche cose migliori (erano le prime che mi venivano in mente, scusate). Ma che abbiano la forza dell’incubo, delle cose realmente inesistite, impossibili, che sfuggono al controllo degli esseri umani miseri e senza potere che siamo. Impossibili perciò necessarie.

La sola consolazione è che né le pandemie né il carcere forzato potrebbero togliere all’essere umano la capacità di immaginare. Quindi ogni scrittore che voglia dirsi umano e voglia parlare ai suoi sodali non dovrebbe mai smettere di fare la fatica che i suoi simili non fanno fino in fondo: guardarsi dentro, sprofondare e poi risalire con le lordure, uscire nel mondo e trasformare attraverso l’immaginazione. Capisco la difficoltà ma è un dovere “sociale”: nessuno chiede a nessuno di scrivere. Potresti benissimo fare l’allenatore di calcio della nazionale (potresti, giuro che potresti!) o la ballerina di burlesque (se avessi il corpo giusto, è quello che farei. Un sogno segreto. Ma non ce l’ho, il corpo giusto, perciò mi chiudo in camera e scrivo). La cosa più difficile potrebbe essere farlo nel quotidiano. Allora darsi una regola, una disciplina: una cosa tipo “immaginare/sognare per venti minuti, tre volte al giorno”. Guardare un film di Lynch o la sua intervista a una scimmia. Leggere un fumetto di Dylan Dog. Cose così. Guardare e forzare il reale ad essere altro da sé.

Gli adolescenti non stanno bene ma sono migliori degli adulti e hanno qualcosa da insegnare agli scrittori quando trovano un modo alternativo, fuori dagli schemi, per gridare il loro dolore e comunicare, condividere delle emozioni. Lo scrittore migliore, per me, è un bambino e insieme un adolescente che porta addosso il peso e la consapevolezza dei suoi cento anni. Non ha mai l’età che dichiara di avere – non guardate le biografie degli scrittori prima di leggerli, non fate loro questo torto: leggete le loro parole! – e sa troppe cose, pensa troppo, ne ha viste troppe (spesso solo nella propria mente) cose che voi umani – l’orrore! L’orrore! L’orrore! – e quindi le può raccontare. Le deve raccontare. Quantomeno per liberarsene.

È così che, senza la pretesa di influire sulla Storia, influisce sulla vita di una persona, una o due al massimo magari, specie se non è famoso e non è pubblicato da colossi del mercato editoriale. Ma è grazie a questo dono che ha cambiato la storia, e la vita, di uno o due persone (dai, facciamo che siano tre, dieci, cento, mille…aiutiamo gli scrittori che se lo meritano, ricordando che la maggior parte di loro non ha le doti comunicative di uno iutubber).

Ho inaugurato per il progetto La Lupa l’iniziativa Le Parole dei Libri proprio con questo scopo: raccontare in maniera istintiva e labirintica (diversamente non so fare, e credo questo articolo ne sia la dimostrazione) i libri degli scrittori del mio tempo che, con le loro parole, hanno influito come forse mai avrebbero immaginato sulla mia storia personale. E raccontare le loro pagine attraversando le parole che ritornano ossessivamente nella loro Voce.

Anche per dire loro Grazie. Nessuno dice Grazie a chi scrive mentre scrive. Bisogna dire loro Grazie non tanto per i libri che hanno già scritto ma per quelli che stanno scrivendo in questo momento. Sperando che continuino a scrivere. Perché trovare una Voce, ad ogni livello (non solo nella scrittura) è uno degli obiettivi più difficili da raggiungere nella vita di un essere umano. E il fatto che loro ci siano riusciti proprio mentre cadevano a pezzi, come tutti noi, è una dimostrazione di coraggio che fa ben sperare. I loro libri sfondano spesso il muro del reale, non sono mai banali e sono scritti bene, con rigore e amore per le parole.

Il primo appuntamento dell’iniziativa è stato una diretta sgangherata dedicata a tre scrittrici Monica Pezzella, Ilaria Palomba, Giorgia Tribuiani. I libri: Binari, Terrarossa edizioni; Brama, Giulio Perrone Editore; Blu, Fazi Editore.

Perlopiù improvviso. Spero di migliorare col tempo. Ma sono felice di aver iniziato con queste tre Voci straordinarie. Sapevo che la forza dei loro Libri avrebbe compensato la mia inettitudine ai social.

Le recensioni e le interviste ai libri le trovate online. Qui ne linko tre per chi volesse approfondire:

Monica Pezzella, Binari

Ilaria Palomba, Brama

Giorgia Tribuiani, Blu

P.S. Quasi sempre dico “scrittore” come direi “poeta”, quando non mi riferisco a persone specifiche.

Chi mi conosce sa perché non sento il bisogno di specificare. Ci siamo intesi. Gli altri possono sempre chiedere o leggere qui.

A Trovatura

Per chi, instancabilmente, cerca. Per chi crede ai fantasmi, alle vocazioni. E per chi, semplicemente, si lascia travolgere dal suono e danza su quel confine. Ancora e sempre, in disequilibrio.

Così si favella

Quel mattino, entrai nel bosco. Se tornai, non so dirlo. Ma ecco quel che vi trovai.

Un giorno, questa Terra sarà libera.

In un tempo perduto al fondo del ricordo, per proteggerli dalle razzie dei conquistatori, gli abitanti dell’Isola misero in salvo i suoi immensi tesori, celandoli in antri solitari e luoghi segreti.

Solo ai prescelti è rivelato in sogno dagli spiriti dei defunti e dalle fate come liberare i cumuli d’oro e preziosi protetti dai pircanti.

Che fine hanno fatto coloro che sono chiamati a grandi imprese?

Chi crede più alle nostre voci? Chi verrà a liberarla, questa Terra? Si domandano spiriti e folletti.

C’è ancora qualcuno disposto ad avventurarsi e rischiare per spignari u ‘ncatesimu e liberare le trovature?

***

…due strade divergevano in un bosco, e io – io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza

(Robert Frost)

***

A Trovatura – La Lupa Original Soundtrack

Voce e Movimento: Morgana Chittari

Fotografia, Musica, Montaggio video: Carmine Fotografie

La Lupa – Il podcast

America è cca! Episodio del podcast in cui si parla della legenda delle “Trovature”

La Lupa – Il sito

La Lupa

Alle prime luci dell’alba, una nebbia densa divora le coste della Sicilia.
La Lupa, così la chiamano i pescatori del messinese: solo una delle chimere intrise di storia e leggenda che popolano questa terra di miraggi.

Un serpentone di una decina di chilometri che obbliga i marinai a restare in mare, impedendo loro di scorgere il faro, rendendo impossibile il ritorno.
È il maleficio che dall’inferno i saraceni lanciavano contro la terra che li aveva scacciati.
È il grido d’aiuto dei pescatori che soffiavano nella brogna per segnalare la posizione delle imbarcazioni. Così simile a un ululato.
Spesso, si restava in mare per giorni.
Tornare era impossibile. Non vi era traccia dell’isola, all’orizzonte…

Dopo quindici anni di esilio scelto a Milano, ho deciso di tornare nella mia terra e provare a raccontarla.

Migrante è chiunque parte in cerca di qualcosa che non trova nel luogo in cui vive.

Insieme alla complicità di un altro sognatore errante, Carmine alias Old Roger, ho raccolto le voci e le storie di chi è partito, di chi è tornato e di chi ha scelto di rimanere.


Un esule, per scelta o per necessità, sa quanta disponibilità ci vuole a lasciarsi contaminare da ciò che non conosce. A fallire, cadere e ricominciare.

Sono gli eroi del quotidiano quelli che vogliamo raccontare.
Le storie degli erranti si mescolano alle voci sgangherate di folli e poeti: gente qualunque, fuori nel mondo; ma qui, alla Lupa, possono essere chiunque desiderino.

La Lupa è un miraggio, come ogni cosa in Sicilia.

La Lupa è una chimera maliosa e maledetta.

Se esiste?

Certo che esiste.

Come tutto ciò che è fatto della stessa sostanza dei sogni.

Se volete conoscerla, potete ascoltare il podcast della prima puntata a partire dal 14 agosto qui: Ep. 1 Nemo Propheta in Patria

Se volete seguire La Lupa, la trovate qui: La LupaAmici della Lupa

Siamo Glen Thistle

e Old Roger, sbattuti a riva,

scampati per un soffio alla burrasca.

Suoneremo per voi una musica improbabile, tra canti sbilenchi di pazzi e poeti.

La nota è storta, l’orchestrina sgangherata.

Servitevi al banco.

Accomodatevi.

Immagine di copertina: La Lupa, pastelli su carta

Nel post: foto di Carmine Fotografie