Contano solo i dubbi inevitabili, quelli che sorgono in noi nostro malgrado. “Vedo troppe possibilità, le conosco tutte. Non so risolvermi per nessuna. È il singulto di un ferito che si dibatte.” (Gide sul De profundis di Wilde)
Imparare dai propri idoli, e demolirli.
Il dolore, prima ci disgrega. Ma, poi, è ciò che dà coerenza e unità al nostro io. Ciò che mi ha distrutto mi ha anche definito, determinando ciò che sono. Siamo il prodotto delle nostre sofferenze.
“Ognuno di noi è il prodotto dei suoi mali passati e, se è ansioso, dei suoi mali futuri.” (E. Cioran, La caduta nel tempo)
Il dolore più vero è quello immaginario. Perché lo si inventa, dal momento che non se ne può fare a meno.
Non abituarsi all’umiliazione di morire.
Ci sei andata giù bella tosta oggi, eh?
Comunque hai ragione: il male peggiore è quello che riusciamo a farci da soli pensando, anzi… immaginando, che sia qualcosa di necessario per andare avanti. E che probabilmente non esiste al di fuori della nostra mancanza di obiettività verso noi stessi.
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Intendo invece il concetto come rafforzativo del fatto: intendo che quel dolore esiste con più forza di ogni altro; forse, al nostro cospetto, non esiste nulla di più reale di ciò che immaginiamo, ma parlo soprattutto per me.
Ad essere fragile e inconsistente, se così possiamo dire, può essere la causa che lo ha generato; ma quel dolore è fastidiosamente concreto quanto i granelli di sabbia che ti restano appiccicati addosso dopo un bagno nel mare salato.
E so di cosa parlo: la sabbia nelle mutande e tutto il resto, intendo! 😛
Un abbraccio.
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Sì, quel fastidio che gratta. A volte non fa male, ma il fastidio che provoca è pure peggio.
C’è una sola maniera per evitare questo problema: rimanere nudi. Anche di fronte a se stessi! 😉
E se poi c’è qualcuno che ci aiuta ad alleviare il dolere, tanto meglio… 😜
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E’ così, alle volte basta poco: un sorriso, una parola; anche quel sorriso, quella parola che noi siamo in grado di rivolgere a noi stessi: è già molto 🙂
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Magari evitando di dire quelle sulla lista nera, vero? 😉
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il dolore è condizione esistenziale… è l’inevitabile “fuori di te” che ti costringe a fare i conti con la tua ombra… Jung docet… ciao amica cara
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Fare i conti con la propria ombra, con il proprio buio, come condizione essenziale per esistere (e sempre si torna al gioco di rimandi tra essenza ed esistenza). Grazie per la tua essenza, Amico di Ombre e Chimere 🙂
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Grazie a te ombra cara (per ora…) la tua sensibilità l’avverto e mi prende…
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🙂 ❤
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❤
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